“La principessa che scriveva”, per respirare all’unisono con l’universo, per dare un nome al suo dolore. Nerina Fiumanò Angelo Ruta

“La principessa che scriveva” è un piccolo gioiello.

Non ho potuto sottrarmi al fascino di questo libro

che si legge dispiegando le tavole

che man mano narrano la storia

e consegnano al lettore, al termine della lettura,

un bellissimo poster

che io non appenderò al muro

perché farei un torto alle splendide immagini

di ogni singola pagina dell’albo.

La principessa viveva in un castello

e non si dedicava a frivolezze, degne del suo lignaggio,

e non perdeva il suo tempo

nell’attesa del principe azzurro,

semplicemente, scriveva.

Scriveva sempre,

ogni volta che il suo cuore le sussurrava qualcosa,

ogni volta che un battito d’ali nel bosco

la turbava, la emozionava, la scuoteva,

ogni volta che le nuvole cadevano di sbieco..

ogni volta che era allegra o triste o stanca o inquieta o semplicemente ne aveva voglia.

E dopo che aveva scritto,

le sembrava che fosse rispuntato il sole, perché il suo sentire il mondo era un albero agitato dal vento.

Proprio per questo amava scrivere

perché si sentiva finalmente pacificata,

le sembrava di riuscire a respirare

all’unisono con l’universo.

La principessa stava scrivendo anche il giorno in cui

una terribile invasione colpì il suo regno

e il nemico commise ogni genere di nefandezza.

La giovane sovrana fu catturata

e rinchiusa in una piccola cella,

buia e tetra,

dove gli unici suoi compagni erano la penna e l’inchiostro con cui,

nonostante l’infelice e inesorabile condizione,

lei continuava a scrivere,

sulla sua veste,

sulla sua camicia,

sui piedi,

su ogni angolo della sua pelle.

Scriveva per dare un nome al suo dolore,

perché nulla restasse senza parole,

perché tutto rimanesse su di lei.

Scriveva per sentirsi viva!

Mi sovviene all’improvviso il pensiero di tutte quelle figure

straordinarie che, in ogni periodo della Storia,

nelle anguste prigioni,

persino nell’abiezione dei campi di sterminio,

hanno sempre e, sempre continueranno a barattare

quelle poche briciole di cibo,

in cambio di mozziconi di matite e frammenti di carta:

scrivevano e continueranno a scrivere,

in un contesto di morte,

di abominevole degradazione,

per salvare la propria anima,

per rendere visibile

il proprio dolore,

per denunciare

l’intollerabile ingiustizia subita.

Passò molto tempo e finalmente giunse la pace

e la scarcerazione della principessa:

la gioia di tutti fu immensa quando si resero conto che,

nonostante la terribile prigionia,

era sana e salva.

Ogni frammento di ricordo, sensazione,

sentimento era lì,

sul suo corpo dove si poteva leggere,

senza esitazione e senza indugio,

il girotondo sussultorio ma perenne

e ardito del suo cuore.

La principessa abbracciò col suo sguardo i suoi cittadini e

il suo regno, distrutto, umiliato e depredato

e si fece accompagnare al fiume e qui si immerse.

Ogni singola parola, ogni singola emozione,

ogni singola nota di quell’infinito compendio umano

scivolò fra le onde del fiume.

E in quel preciso istante in cui le sue

parole, portate dalla corrente

giungevano in qualche luogo,

quel luogo RIFIORIVA e

SI RIANIMAVA

e RINASCEVA. 

E fu così che il regno della principessa scrittrice

tornò al suo antico splendore

 

Verbavolant è una piccola casa editrice siracusana

ma il primo libro, che ho letto e ho condiviso sul mio blog,

“La principessa che scriveva”,

la rende un gigante,

per aver saputo pubblicare un albo

che merita sicuramente la carta sottratta agli alberi per la stampa

e i soldi spesi per l’acquisto.

Verbavolant é una promessa di felicità:

le parole del libro, come piccole farfalle,

delicatamente si posano sulla mia anima inquieta,

con la loro poetica tenerezza.

Anch’io molto umilmente continuo a scrivere

perché solo attraverso le parole,

riesco a donare balsamo alla mia anima,

scarnificata dalla mia sensibilità.  

Solo attraverso la scrittura mi sento anch’io,

come la principessa,

all’unisono col ritmo delle cose e delle persone intorno a me, 

parte dell’immensità del Cielo…

mi sento libera, per osare ancora e ancora e ancora.

1/2/2024

“Alcuni libri é bello averli accanto, come un rifugio” Tiziano Terzani

Alcuni libri si rileggono all’infinito

perché, come i veri amici,

riescono sempre a donare ali al nostro cuore.

Sono infinitamente grata a Nerina Fiumanò, stella rilucente

di grazia, che continua ad accompagnare la mia vita.

Molto umilmente, condivido il mio articolo, appena aggiornato,

dedicato ad un’altra sua meravigliosa creatura, 

impreziosita dalle splendide immagini di Angelo Ruta:

“L’UOMO DEI TETTI”

Sono certa ammanterà la vostra anima

con il suo afflato di luce!

 

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