“I colori della speranza sono sbiaditi nelle lacrime dei bambini”

VENERDI’ SANTO

Oggi non ho i colori della speranza,

sono sbiaditi nelle lacrime dei bimbi

che ogni giorno continuano a morire nell’indifferenza,

nell’intollerabile, ignobile disprezzo delle loro piccole vite.

Non riesco a concepire un mondo in cui si compiono i gesti quotidiani,

incuranti della sofferenza degli altri esseri umani,

soprattutto di chi non ha voce.

Non sono profondamente sconvolta solo per i bimbi che muoiono

a causa della guerra, ma anche  per tutte le creature che la morte

la scontano vivendo, nella fame di cibo, d’amore, di cure,

di cultura, di giochi: bisogni che non verranno mai saziati.

In questo modo si uccide la speranza stessa che accompagna

la loro esistenza: perché neghiamo loro il diritto ad un’infanzia

che possa sbocciare alla luce del sole, nel calore di un abbraccio,

fra le mura di una casa che non abbia il tetto sfondato

dalle bombe?

Le loro vite non valgono niente, non suscitano più neppure un moto

lieve di compassione, presi come siamo dal vortice del nostro eterno

movimento in direzione del nulla.

Scusate lo sfogo ma oggi sono stanca e le mie lacrime non riescono

più a trattenere lo sdegno.

Parlano tutti di pace, di amore, di giustizia ma temo siano parole

circoscritte nell’ambito del loro piccolo mondo.

Siamo assediati dal dolore, dalla sofferenza degli altri

ma li releghiamo in un mondo parallelo al nostro e,

come le parallele, temo siano mondi destinati a non incontrarsi mai.

Cerco ogni giorno di resistere allo sconforto e devo ammettere

che non sempre ci riesco ma non posso lasciare spazio

alla rassegnazione, non posso rinunciare a lottare,

a credere nella bellezza della vita anche quando è macchiata,

dal sangue delle creature innocenti.

E’ un venerdì santo in cui si rischia di rimanere schiacciati

dal peso della Croce ma io penso che nel buio della notte dell’anima,

esista un solo modo per risorgere: riconoscere la sofferenza

dell’altro, abbracciarla, perché in quel gesto di compassione,

mentre si aiuta l’altro, si rinasce, insieme.

Ognuno di noi sia l’ala

per chi non può più alzarsi in volo,

sia il filo che tende l’aquilone,

sia la mano che accompagna,

il sorriso che conforta.

Ogni giorno è un venerdì santo, 

ogni giorno la croce continua a richiamare la nostra attenzione

con il suo grido di dolore.

Solo noi possiamo farla fiorire con gesti di solidarietà,

di gentilezza e solo allora sarà Pasqua autentica,

 passaggio dalla morte alla Vita.

Mentre scrivo il vento muove un ramo del mio splendido roseto

e un bocciolo rosso mi porta il profumo del Cielo,

penso alla mia carissima mamma e tra le lacrime,

riprendo a sorridere.

Io non posso fare molto ma continuerò a donare le fiabe

ai bambini e alle bambine, 

i loro cuori conoscono già la sofferenza

e si meritano solo tanta gioia.

Noi adulti abbiamo il dovere di rispettarli, di osservarli

con uno sguardo d’amore che li aiuti a camminare sicuri di sé,

fiduciosi nel futuro che noi, mi auguro, consentiremo loro

di dipingere con tutti i colori dell’arcobaleno.

Io confido in loro, nel loro talento, nella bellezza delle loro anime,

perché mi ci specchio ogni giorno e, pensando a loro, continuo

a lottare.

2 Risposte a ““I colori della speranza sono sbiaditi nelle lacrime dei bambini””

  1. Cara Patrizia,
    non posso che sottoscrivere tutto ciò che tu hai splendidamente espresso.
    Mi sento solo di aggiungere che anch’io sono convinta che l’unico rimedio al male del mondo, per quanto possa sembrare insignificante, è aprirsi ai più deboli, ai più fragili e donare loro ciò che possiamo. Nel nostro caso doniamo storie, momenti di fantasia e di gioco ai piccoli bimbi che un giorno diventeranno grandi. Cerchiamo di donare loro la capacità di discernimento del bene e del male e l’uso saggio delle parole: lo facciamo a modo nostro, senza presunzione, né pretese, con quello che sappiamo fare meglio: leggere, scrivere, raccontare.
    Fin da quando ero ragazza, ho sempre sognato di lavorare in una biblioteca, di mettere la mie conoscenze nel campo a servizio degli altri, nella convinzione che solo la cultura, ma quella non fine a sé stessa, può riscattarci da un destino di barbarie. Per questo, nonostante il destino non mi abbia concesso la possibilità di trasformare la mia passione in lavoro, mi impegno con determinazione nel nostro progetto. Sai Pat, io credo che questa sia la nostra fiaccola nel buio. La porto con gioia e fierezza prendendoti per mano. Grazie per condividere con me la tua missione.
    Ti abbraccio.

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