Vi ringrazio infinitamente per la costanza con cui avete continuato
ad abitare le pagine del mio cuore.
Tra gli articoli che avevo dedicato alla mia carissima mamma, uno a cui ero particolarmente affezionata, scritto la vigilia di un mio compleanno, ha rischiato l’oblio, e solo grazie alla gentilezza di mio figlio Jacopo, sono riuscita a salvarlo e a ripubblicarlo.
Sono trascorsi tanti anni,
purtroppo il mondo è sempre più lacerato da ferite
che faticheranno sempre più a rimarginarsi:
non riesco a comprendere
come gli uomini abbiano potuto cedere alla forza
dell’odio, delle divisioni, perché abbiano abdicato
alla forza della saggezza nella risoluzione dei
conflitti.
Quando si è smessodi scorgere il volto dell’essere
umano, nel nemico?
Quando abbiamo incominciato a considerare
alcuni esseri viventi, scarti dei nostri cuori?
Profondi rancori, estremismi violenti,
stragi perpetrate contro civili innocenti,
scorticano la mia anima e creano un senso
d’impotenza, di scoramento ma proprio in questi
momenti bui faccio tesoro dell’amore che traspare
e riluce, nella memoria dei gesti tenerissimi
della mia carissima mamma.
“Lei era la bellezza e la bellezza salverà il mondo”
Un pomeriggio di settembre con le rose del mio giardino, entrai nella stanza dove era ricoverata mia mamma dopo l’intervento che aveva subito al cuore e la trovai in lacrime.
Era disperata per aver visto sullo schermo
televisivo le immagini terribili dei migranti
che avevano perso la vita in mare, era angosciata
per le giovani mamme che erano riuscite a salvarsi
e per i loro bimbi, alcuni poco più che neonati.
Non riusciva a capacitarsi che quei bimbi non avessero culle,
stanze accoglienti e carillons per cullare i loro sogni,
lei che per i suoi nipotini aveva preparato il corredino
consegnandomi le copertine, i bavaglini, i lenzuolini,
i vestitini, di quando ero piccola, tutti ricamato a mano;
lei che aveva acquistato insieme a mio papà la carrozzina più bella
per il suo adorato Edoardo e poi alla nascita di Jacopo,
mentre ero in ospedale, aveva appeso un bel fiocco sul cancello
e preparato l’accoglienza del nipotino, degna di un principino!
Io non potei fare altro che abbracciarla e donarle le mie rose,
io, che avevo il cuore a pezzi per lei e nel suo sguardo disperato
vedevo riflessa la mia sofferenza perché bimbi per me sono il tesoro
più prezioso che da sempre custodisco nel mio cuore,
i bimbi a cui porto fiabe, mondi incantati per aiutarli ad esprimere
le loro emozioni più autentiche, bimbi che spesso hanno dolori
inespressi che solo il cuore può vedere e accogliere,
bimbi che amo infinitamente e mi donano una gioia impagabile.
Penso a lei oggi in un mondo in cui la pietà
è in balia delle onde dell’indifferenza,
al suo cuore ferito ma generosissimo
e sono certa che lei dal cielo non esiti ad immergersi
fino in fondo all’abisso
per abbracciare e accogliere quelle piccole dolcissime vite
tra le sue ali d’angelo,
come ha fatto sempre in vita, sulla terra.
Nel suo nome cerco ogni giorno di non distogliere lo sguardo
da chi soffre, anche se fa male.
Se ognuno di noi capisse
che non siamo responsabili
solo della felicità dei nostri figli,
che sono tanti bimbi, i ragazzi,
che hanno bisogno del nostro aiuto!
Insegniamo ai nostri figli a condividere, ad aiutare un compagno,
una compagna, in difficoltà..
Quand’ero piccola mia mamma un pomeriggio
alla settimana mi mandava ad aiutare a leggere
una mia compagna di scuola che aveva seri
problemi di apprendimento: io avevo iniziato
la prima elementare sapendo già leggere e scrivere
e amavo molto leggere ad alta voce.
Ci volle un intero anno scolastico ma alla fine
anche la mia compagna apprezzò quei pomeriggi,
allietati anche da una gustosa merenda!
Nel corso dei miei anni di studio ho continuato sempre ad aiutare chi era in difficoltà e forse qualche volta mia madre si sarà pentita di avermi spronato ad essere così altruista!
Ricordo ancora il giorno in cui, armata di libri, ruzzolai dalle scale di casa, mentre mi accingevo a far visita alla mia compagna delle medie, Carmela. Mia madre, povera, udì le urla e soprattutto il cane del vicino del piano inferiore al nostro, che abbaiava disperatamente.
Zoppicante tornai da lei che, accertatasi che non avessi battuto la testa, mi rimproverò per gli zoccoli, responsabili, secondo lei della caduta e mi implorò di rimanere a casa.
La mia testa però era davvero dura perché, ignorando le sue suppliche e ribadendo il mio impegno a cui non potevo derogare, presi il martelletto di mio papà e, dopo aver dato due colpetti alla suola, li infilai e partii alla volta della soffitta della mia amica, al quarto piano di un caseggiato ad un isolato dalla nostra abitazione!!
In seguito come educatrice nei campi estivi ho avuto sempre a cuore i bimbi difficili, quelle pesti che molti rifuggivano.
Ho condiviso con loro corse e arrampicate sugli alberi,
dove andavo a recuperarli dai loro nascondigli di fortuna..
ho ancora nel cuore i loro abbracci!
Mia mamma ci invitava a non sprecare il cibo, a recuperare
i francobolli usati dalle lettere e dalle cartoline per aiutare i bimbi
delle missioni: erano così distanti da noi ma lei ogni giorno
non desisteva dall’insegnarci l’empatia e la compassione.
Oggi non sono più in un altro continente, le loro vite spesso
ci sfiorano ma la commozione per la sofferenza altrui si perde
subito nella frenetica quotidianità.
Quest’anno non potrò festeggiare il mio compleanno con lei
ma so che mi sarà accanto e lo sarà sempre ogni volta
che compirò un gesto di gentilezza perché lei amava la bellezza,
era la bellezza e, ne sono certa, la bellezza salverà il mondo!