C’era una volta un re che, per difendersi dai nemici,
fece costruire una fortezza inespugnabile.
Trascorsero gli anni e nel mondo le forze del male seminarono
la diffidenza nel cuore degli uomini,
instillarono la paura del diverso:
si fece strada l’esigenza di perseguire tutti coloro
che erano considerati una minaccia per l’ORDINE.
La gente affidò il suo destino nelle mani di un piccolo uomo
la cui crudeltà si alimentò degli istinti peggiori degli uomini,
crescendo a dismisura fino a raggiungere l’apoteosi
quando decretò che tutti i bimbi
ebrei, rom, disabili, testimoni di Geova o figli di dissidenti politici,
dovessero essere reclusi all’interno della fortezza di Terezin.
L’orco aveva un esercito che non conosceva pietà:
belve umane obbedivano ciecamente ai suoi ordini.
(disegno di HELGA WEISSOVA, una bambina che a soli 11 anni accolse l’invito del padre
” DISEGNA CIO’ CHE VEDI” e in questo modo documentò con dovizia di particolari
la vita all’interno del campo, donando una documentazione storica al mondo)
Strapparono i bimbi dalle braccia dei loro genitori,
e per celare al mondo l’abominio,
cercarono di dare una parvenza di normalità a quell’orrore:
nel campo di concentramento di Terezin,
dove transitarono circa 15000 bimbi, fu concesso loro
di scrivere poesie, disegnare, recitare in piccole compagnie teatrali.
(disegno di Helga Weissova)
In quell’inferno i bimbi intravidero il sorriso dei poeti, dei musicisti,
e con quella piccola carezza nel cuore,
spiccarono il loro volo, attraverso il camino, nel vento.
Pochissimi, sopravvissero al successivo trasferimento
nei campi di sterminio.
Non oso neppure immaginare la paura, il dolore,
che provarono quei bimbi, quando il loro mondo di giochi e
di abbracci affettuosi si infranse brutalmente.
Le voci amorevoli che avevano cullato i loro sogni,
furono sostituite da ordini in una lingua fredda, cattiva,
a cui seguirono percosse, punizioni e, in molti casi,
i loro piccoli corpi furono cinicamente destinati ad abominevoli
esperimenti scientifici.
Il gelo, la fame, la paura, tessero fili inestricabili
di una ragnatela mortale!
steli spezzati..
calpestati...
Ma nonostante la brutalità e l’orrore,
in quei corpi devastati, violati,
sopravvisse, insopprimibile,
l’anelito alla Vita.
E’ un prodigio dell’anima,
la splendida poesia,
“La canzone dell’uccello”,
che invita a cercare sempre la bellezza,
anche quando le lacrime scendono copiose.
Anche se le farfalle volarono via dal ghetto,
le loro ali si dispiegarono
ogni volta che qualcuno riuscì a portare una scintilla di luce
in quell’abisso insondabile.
Una voce potente si levò alta a consolare i bimbi malati,
che giacevano al freddo, privi delle cure mediche,
nell’infermeria del campo di Terezin.
Il canto di una donna straordinaria, ILSE WEBER,
con le sue fiabe e le ninna nanne, cullò gli incubi dei bimbi,
con la sua dolcezza .
Era stata deportata con il marito e il bimbo più piccolo,
dopo essere riuscita a mettere in salvo il più grande.
Con il cuore spezzato per la separazione,
continuò ad essere una carezza per tutti i bimbi,
che accompagnò fino alla fine, nella camera a gas,
con la sua canzone “Wiegala”.
Fai ninna, fai nanna, mio bimbo, lo sento
risuona la lira al soffiare del vento,
nel verde canneto risponde l’assolo
del canto dolce dell’usignolo.
Fai ninna, fai nanna, mio bimbo, lo sento
risuona la lira al soffio del vento.
Fai ninna, fai nanna, gioia materna,
la luna é come una grande lanterna,
sospesa in alto nel cielo profondo
volge il suo sguardo dovunque nel mondo.
Fai ninna nanna, fai nanna, gioia materna,
la luna è come una grande lanterna.
Fai ninna, fai nanna, sereno riposa
dovunque la notte si fa silenziosa!
Tutto é quieto, non c’é più rumore,
mio dolce bambino, per farti dormire.
Fai ninna, fai nanna, sereno riposa
dovunque la notte si fa silenziosa!
( traduzione italiana di Ferdinando Albeggiani)
Grazie, Patrizia, per questa riflessione, sono pensieri che condivido, ma leggerli e sapere che qualcuno come te li mette in pratica mi fa ben sperare
Il periodo terribile che il mondo ha vissuto molte persone vorrebbero dimenticar lo, ma bisogna ricordare per non rifare.
Bellissimo pensiero❤❤
Leggevo le prime righe è già trovavo come lo spettro del passato fosse così calato nel presente.la cosa triste è quanto chi è nato in quegli anni, scampato a quell’errore, sia il primo ad essere indifferente, incurante del passato che ritorna. Eppure oggi, sotto una illusione di democrazia, si cela la graduale privazione della libertà per cui molti in passato han combattuto. Istallato la paura ci istigazione a chiedere sicurezza, e piano piano ci ritroviamo controllati. Grazie patti per la tua sapiente intelligenza. Alziamo la testa e insegnato alle stelle, come tu li chiami, a liberarsi dalle false paure,dai fantasmi che diligentemente vengono costruiti. Buona giornata