“Le bebé tombé du train: quand l’amour d’une mère est plus fort que tout” “Il bebé caduto dal treno: quando l’amore di una madre è più forte di tutto ” Jo Hoestlandt Andrée Prigent


” E’ la speranza una creatura alata

che si annida nell’anima

e canta melodie senza parole

senza smettere mai”

Emily Dickinson

A voi, amabili lettori e lettrici,

dedico un libro che da tempo avrei voluto condividere con voi,

un racconto struggente, che mi ha toccato il cuore

e non lo ha più lasciato,

scritto con grazia poetica da un’autrice straordinaria,

JO HOESTLANDT.

Il testo, pubblicato solo in lingua francese,

purtroppo non è più edito da tempo.

Grazie alla cortesia di un sito che consente di scaricare il pdf

del testo, ho potuto tradurlo e corredare il mio adattamento

con le immagini in giallo e nero, opera di una virtuosa illustratrice

e autrice di libri per ragazzi, Andrée Prigent.

Mi sono accostata per caso al racconto,

grazie ad un bravissimo lettore francese, Vincent David,

che ha donato voce agli straordinari personaggi della storia:

un vecchio, un bambino e, nell’ombra, ma potente,

con la forza straordinaria di un sole radioso,

una giovane donna, la madre.

Il vecchio solo, chiuso in se stesso,

abitava in una casetta a ridosso dei binari.

I treni transitavano più volte al giorno e,

dalle feritoie di quei vagoni blindati, ogni tanto, cadeva qualcosa:

una spazzola, una lettera d’amore che iniziava con “amore mio”

e poi si concludeva con “per favore, consegnatela”.

Atterravano sconsolate tra le verdure dell’orticello

che il vecchio coltivava per sopravvivere

ad un inverno che sembrava non finisse mai.

Anatole si chinava, raccoglieva le lettere ma..

l’indirizzo era illeggibile ai suoi occhi,

che non sapevano più

cosa significasse custodire una speranza e,

con noncuranza,

le gettava nel fuoco.

I giorni si susseguivano, spenti, privi di colore, fino a quando…

un giorno nella vita di Anatole irruppe,

con la tenerezza di un sorriso, un caleidoscopio di luce e,

niente fu più come prima.

E’ una mattina come tante ma..

 proprio mentre Anatole si appresta a zappare la terra,

un movimento improvviso cattura la sua attenzione,

qualcosa si muove tra l’erba,

sarà un gatto o un rospo?

Il vecchio si accorge che avanza strisciando e,

temendo si tratti di un serpente,

alza il bastone della zappa pronto a colpire ma…

I suoi occhi stanchi incrociano lo sguardo tenerissimo di un bebè:

quegli occhi,

neri come il fondo di un pozzo

con al centro una piccola stella d’oro,

fissano il vecchio a lungo e poi di colpo,

il bimbo gli sorride,

come se lo riconoscesse,

come se non lo vedesse da tanto tempo

e fosse felice di rincontrarlo.

Ora, mai nessuno aveva espresso tanta gioia

nell’incontrare Anatole,

che non era né bello, né gentile, né amabile.

Che non aveva mai voluto neppure un cagnolino

a fargli compagnia ma ..

IL SORRISO DEL BEBE’

IMPRESSE

NEL SUO CUORE

UN SIGILLO,

ARDENTE COME IL FUOCO 

CHE SI STEMPERO’, QUASI SUBITO,

IN UNA PIACEVOLE SENSAZIONE DI CALORE.

Faceva molto freddo,

Anatole con emozione accolse il bambino tra le sue braccia

 e lo portò in casa ma..

ogni cosa all’improvviso gli apparve

priva di grazia:

 il letto sfatto, la cucina in disordine, il camino spento.

Pensò di essere inadatto a prendersi cura del bambino,

si chiese se non fosse meglio riportare il moccioso a sua madre ma,

chi era la madre e, soprattutto, come avrebbe potuto rintracciarla?

Non aveva fatto i conti

con quella piacevole sensazione di calore

che continuava a  provare a contatto con il bimbo:

il sentit que se séparer de cet enfant qu’il tenait contre son coeur et dans ces bras, serait comme s’arracher le coeur, s’arracher les bras”

sentì che separarsi da lui,

che teneva sul suo cuore,

tra le sue braccia,

sarebbe stato come strapparsi il cuore,

strapparsi le braccia e fu così che…

ANATOLE ACCOLSE IL MIRACOLO.

“Une rencontre bouleversante entre deux etres perdus qui ont besoin d’amour.”

“Un incontro sconvolgente tra due esseri perduti

che hanno bisogno d’amore.”

ANATOLE NON ERA PIU’ SOLO.

Costruì un lettino, divise il suo lenzuolo in due,

per donarne una parte al piccolino,

e ripeté il gesto con la coperta.

Acquistò una capra, per il latte.

Come al solito, senza chiedere aiuto a nessuno, risolse ogni cosa.

MA TUTTO CIO’ CHE FINO A QUEL MOMENTO AVEVA FATTO SOLO PER SE’,

LO FECE PER DUE.

E CIO’ CAMBIO’ COMPLETAMENTE OGNI COSA.

Aggiustò il tetto,

pulì a fondo il camino,

riordinò e assestò ogni cosa e infine…

mise la culla davanti alla finestra

perché la luce della luna e delle stelle rischiarasse la stanza.

Lui, non aveva mai avuto paura del buio della notte, ma il bebè?

Non poteva saperlo.

Il bebè era così tranquillo, non piangeva, mai.

Seguiva con lo sguardo il vecchio, in tutto ciò che faceva, fiducioso.

Da molto tempo, non sapeva più nemmeno da quanto,

nessuno aveva dato fiducia ad Anatole e,

d’altra parte, lui stesso non l’aveva mai concessa ad alcuno.

Avvertiva lo sguardo del piccolo

posarsi su di lui

con la grazia di una farfalla su un fiore:

era un sentimento inconsueto per lui, che quasi lo intimidiva…

Un bel giorno Anatole decise che bisognava trovare un nome

per il suo piccolo amico.

Stava crescendo, non poteva continuare ad indugiare ma…

Non era semplice scegliere un nome per la vita, soprattutto,

se a quella piccola creatura la vita lui non l’aveva donata.

Anatole provò una sorta di vertigine nella consultazione

del calendario con l’infinita sequenza dei nomi dei santi.

Pensò che forse sarebbe stato più consono,

per quel bebè caduto dal cielo e, rinvenuto tra le verdure dell’orto,

cercare tra i nomi dei fiori, delle piante.

Fu allora che si ricordò di un poeta molto anziano

che aveva trascorso la sua vita cantando la campagna e i giardini,

il poeta Virgilio.

Provò a pronunciarlo più volte, ad alta voce,

più dolcemente che poté, per studiare la reazione del piccolino.

“Virgilio, Virgilio.”

Il bimbo, udendo quel suono, sorrise ed emise un allegro cinguettio.

Anatole decise che fosse un segno di gioiosa approvazione

e così diede il suo benvenuto al mondo a quella meravigliosa

creatura con quel nome semplicemente perfetto, VIRGILIO!

( dal latino vir, uomo e lilium, giglio: uomo puro come un giglio)

Trascorsero i giorni e venne l’inverno, con la neve.

Prima di Virgilio, Anatole non si era mai soffermato

a guardare la neve ammantare ogni cosa,

non aveva mai ascoltato il fruscio del vento tra le piante,

non si era mai preoccupato degli uccelli stremati dal freddo,

non si era mai accorto dei bucaneve

e neppure dei gatti abbandonati e affamati.

Per Virgilio, si mise alla finestra a contare i fiocchi di neve,

accompagnò la melodia del vento con il suo canto,

cominciò a soccorrere gli uccellini intirizziti dal gelo e sfamò i gatti.

VIRGILIO LO RICOMPENSAVA 

CON LE SUE ALLEGRE, BUFFE RISATE.

A volte, Anatole lo conduceva in giardino,

lo osservava giocare nella neve,

scuotersela di dosso come un cagnolino, e poi,

rinvigorito dalla sua gioia,

se lo caricava sulla sua schiena.

Si abbassava per oltrepassare l’uscio di casa

per poi rialzarsi

affinché Virgilio potesse toccare il soffitto,

perché potesse toccare il cielo.

E poi giunse la primavera.

Anatole spalancò la porta di casa sul giardino, e Virgilio,

che aveva fatto i suoi primi passi,

poté uscire e scoprire il mondo.

Il bambino mostrò ad Anatole

tutto ciò che Anatole non guardava più da tanto tempo:

una lumaca bavosa, un sassolino perfetto,

una coccinella, delle gocce di rugiada, un uovo…

Anatole gli insegnò

i nomi delle cose e degli animali

ma fu dal bambino

che il vecchio imparò a vedere,

a guardare le cose, gli animali,

con gli occhi del cuore.

I treni continuavano a transitare accanto all’orto:

dove andassero, Anatole non se l’era mai chiesto.

Per il vecchio e il bambino,

il mondo si fermava all’inizio del giardino,

e il giardino era grande come il mondo.

E poi un giorno…

E poi un giorno qualcuno venne,

qualcuno che Anatole non attendeva.

Qualcuno, a cui era giunta voce dell’esistenza del bambino,

che pretendeva delle risposte.

I gendarmi bussarono alla porta.

Dapprima Anatole non aprì la porta,

pensando di barricarsi in casa e difendersi,

ma non possedeva un’arma,

ed era troppo vecchio per giocare ai cow-boys.

Così aprì e iniziò a mentire, raccontando di un nipotino,

che gli era stato affidato da una sorella,

che abitava molto lontano e la cui figlia era partita all’estero,

in un’isola, con il padre del bambino, un anziano paracadutista.

Una storia assurda ma non più incredibile della verità:

chi mai avrebbe creduto al racconto del bebè,

rinvenuto tra i cavoli e le rape?

Nel dubbio, glielo lasciarono

e gli intimarono di non lasciare la casa.

Anatole li rassicurò in merito, anche perché,

dove avrebbe potuto fuggire?

Non disponeva di un’automobile,

non aveva denaro sufficiente per prendere un treno

o imbarcarsi su una nave.

E poi, per andare dove?

Esisteva un luogo sicuro, per lui e per il bambino?

Gli dolevano le gambe, i piedi.

Le sue braccia purtroppo non erano ali ma decise che …

avrebbe fatto qualsiasi cosa

per proteggere il bambino,

per preservare la loro felicità.

(Il mio carissimo papà con il suo nipotino, Jacopo,

in un momento di perfetta felicità)

Se fossero tornati,

non avrebbero aperto la porta,

si sarebbero nascosti in cantina,

nel granaio, in qualsiasi pertugio,

pur di sfuggire a chi avrebbe potuto separarli ma…

i giorni trascorsero e i gendarmi non si presentarono più

alla loro porta,

probabilmente avevano cose più importanti di cui occuparsi!

LA VITA RIPRESE,

SEMPRE PIU’ BELLA,

PER VIRGILIO E ANATOLE.

Tutti i giorni si assomigliavano

e tuttavia,

ognuno di essi era differente.

VIRGILIO PARLAVA IN CONTINUAZIONE E PONEVA AD ANATOLE MILLE QUESITI.

IL VECCHIO A VOLTE NON RISPONDEVA MA VIRGILIO NON DESISTEVA,

RIPETEVA ANCHE UNA DECINA DI VOLTE LA STESSA DOMANDA.

Perché la pioggia cade?

Perché l’acqua scorre e s’insinua nel suolo?

Perchè gli uccelli cantano

invece di parlare?

Perché le stelle brillano di notte

e non si vedono di giorno?

Perché le lumache escono quando piove?

Perché l’erba cresce verso l’alto

e non verso il basso?

Perché quando si cade su un sasso,

siamo noi a farci male e non il sasso?

Dove dimorano le lacrime,

quando non si piange?

Spesso Anatole rispondeva:

“PERCHE’ E’ COSI’. “

Oppure :

“PERCHE’ E’ LA VITA”.

Virgilio rifletteva e poi chiedeva:

“AH… PERCHE’, COM’E’ LA VITA?”

Anatole non aveva frequentato a lungo la scuola,

non aveva appreso grandi cose,

aveva brutti ricordi di quella breve esperienza ma,

per il bene del bambino,

decise di recarsi da un insegnante per farsi prestare

qualche vecchio libro di cui il maestro non aveva più bisogno.

Non era facile leggere quei testi,

il vecchio spesso non riusciva a comprendere tutto ma,

non era grave,

osservavano le immagini.

“Il bambino sfogliava dolcemente ogni pagina

come se dovesse aprire le porte di una grande casa,

per scoprire ogni cosa.

E tutti e due apprendevano,

insieme,

fianco a fianco,

felici.

E’ così che s’apprende meglio.

Grazie ai libri,

gli alberi,

i fiori,

le piante,

tutto ciò che era fuori,

penetrava all’interno

il cielo e i pianeti discendevano sulla terra

e il mondo intero entrava nella casa di Anatole e

Virgilio,

come se fosse casa sua”

“Ogni cosa si ferma

quando si legge,

fino a quando,

si rialza la testa”

Quanto tempo hanno vissuto,

con i loro cuori uniti

nella gioia

della scoperta continua di ogni cosa?

Non ci è dato saperlo.

Forse, quattro o cinque anni.

Un cagnolino si è unito a loro

e non li ha più lasciati.

Virgilio lo ha voluto chiamare “Champignon”,

Anatole avrebbe preferito “Campione”,

ma in fondo cosa importa il nome?

Il cane non accorreva mai quando lo si chiamava!

Bisognava fischiare.

Anatole aveva insegnato al bambino come si faceva,

così poteva stare tranquillo

quando Virgilio usciva con il cagnolino lungo la ferrovia,

anche perché i treni da un po’ di tempo non passavano più.

E proprio,

mentre passeggiava con il suo amico di pelo Champignon-Champion,

Virgilio incontrò una giovane donna,

che avanzava con fatica lungo la ferrovia.

 

Una giovane donna con una valigia.

Sembrava stremata,

sul punto di cadere da un momento all’altro ma,

non cadeva.

“Ha visto il bambino. Si è fermata. Lo ha guardato a lungo.

Lui ha ricambiato il suo sguardo, scrutando il suo viso.

La giovane donna ha esitato,

poi, a bassa voce ha chiesto al bambino se abitava lì vicino.

Il piccolo ha risposto :

“Sì! Abito proprio nella casa lungo la ferrovia!”

e le ha indicato l’orto.

A quella risposta, la donna è divenuta ancora più pallida e,

non ha pronunciato più alcuna parola.

Ha posato la valigia,

come se fosse arrivata ad una stazione invisibile,

come se fosse scesa da un treno invisibile, dopo un viaggio infinito.

Anatole, dal giardino, ha fischiato per richiamare il cane.

Era il miglior modo per far rientrare subito anche il bambino.

Ha fischiato una volta, due volte, tre volte,

 il cane è arrivato, ma non Virgilio.

-Santo cielo!- ha bofonchiato, dov’è? Cosa sta combinando?

Anatole è salito su un secchio,

ha guardato al di sopra del muretto,

ha visto il piccolo, il suo piccino, con una donna.

Il cuore di Anatole

si è messo a battere,

rumorosamente,

a sbattere contro il suo petto,

violentemente,

come un uccello impazzito

dentro la sua gabbia ossea.

Il vecchio uomo è uscito.

Il suo sguardo ha indugiato a lungo sulla donna,

sulla sua palese sofferenza.

Veniva da molto lontano, sicuramente.

Aveva i capelli tagliati così corti che,

in alcuni punti, s’intravedeva il suo cranio.

L’ha riconosciuta senza averla mai vista prima:

ha gli occhi identici a quelli di Virgilio,

neri come un pozzo profondo

ma privi della piccola stella

che riluce in quelli del bambino.

Ma sulla giacca, che indossava la viaggiatrice,

Anatole ha scorto un’ombra oscura,

il disegno di un’antica stella, scomparsa.

Anatole aveva letto a Virgilio che

le stelle,

come gli uomini,

nascono, vivono e muoiono,

senza tregua,

che era proprio così,

che era la vita.

Allora, egli prese la valigia

e fece rientrare il bambino e la donna nella sua casa,

senza porre alcuna domanda.”

Il toccante racconto termina

con un cuore che,

ancora una volta,

si fa accogliente:

il vecchio Anatole riconosce il dolore

di chi ha conosciuto l’inferno ma,

prima di attraversarlo,

ha cercato di mettere in salvo la parte più preziosa di sé,

il suo bambino.

Il gesto estremo, coraggioso, della giovane donna

salva tre vite.

Inconsapevolmente,

sfiora un’anima

che non sapeva più

cosa significasse

vivere con amore.

L’incontro con la piccola creatura

riporta al mondo Anatole che,

nel salvare una vita,

salva se stesso.

La giovane donna ha affrontato

l’inenarrabile,

con la speranza che qualcuno avrebbe accolto il suo bambino,

si é aggrappata disperatamente a quel sogno e,

dopo essere riemersa come una naufraga,

dagli abissi del Male,

ora può riposare le sue stanche membra,

il suo cuore ferito ma indomito,

in quel cuore accogliente

che diventa anche la sua casa...

finalmente anche lei é salva.

Dedicato a tutti i cuori impavidi,

a coloro che ogni giorno, nonostante la fatica, il dolore,

per un mondo sempre più disumano e violento,

si dissetano al canto soave della speranza e

alimentano il buio della notte,

con la loro preziosa luce:

piccole lanterne per i cuori smarriti,

per tutti coloro che hanno bisogno che qualcuno tenda loro la mano,

che accarezzi la loro anima inquieta, ferita.

(Sono trascorsi diversi anni dal pomeriggio in cui salii su uno degli uccelli della “giostra di Nina”, meravigliosa opera dell’artista Berruti, nella Chiesa di San Domenico ad Alba:

indelebile è la memoria della gioia infinita che provai in quei magici momenti,

la felicità è davvero una piccola cosa!)

A tutti coloro che spiccano il volo,

che il vento spiri benevolo,

che non si arrendano alle tempeste inclementi,

Che nessuno tarpi loro le ali,

che possano librarsi leggeri

nella primavera del cielo infinito.

P.S. : se desiderate leggere il testo integrale nella versione francese è possibile scaricarlo dal sito

https://ekladata.com pdf le bebè tombè du train ( tapuscrit)

Consiglio vivamente a coloro che hanno una discreta conoscenza del francese, l’audio lettura del testo, disponibile sul canale You Tube della Bibliomedia Lausanne.

E’ tra le letture dei libri considerati “facili da leggere”, FAL,

ve ne sono diverse, molto gradevoli!

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